Riesenschnauzer evoluzione o involuzione

In altre pagine inserite nel WEB mi sono confrontato con questo cane e ne ho visti i percorsi legati un poco alle correnti estetiche e, a volte, alla necessità di correggere il tiro per aggiornare una razza non giovane, ma spesso sconosciuta.

Lo standard di razza recitava che il maschio poteva inserirsi in un range compreso fra i 65 e i 70 cm di altezza e la femmina, per ovvie ragioni di dimorfismo sessuale, aveva il suo range fra i 60 e i 65 cm.

La natura dettava questa distinzione, la natura richiedeva questa distinzione, ma la commercializzazione della razza imponeva parametri che l’uomo ha inteso modificare per lo stesso motivo per cui alcuni “cacciatori” che esprimono il loro sport all’interno di territori in cui la selvaggina, leggasi in questo caso il fagiano, vengono inseriti e non tutelati in un ambiente loro, tanto che i soggetti vengono posizionati in piccole macchie di vegetazione 30 minuti prima della comparsa del “cacciatore” che, accompagnato da un “portatore di selvaggina, viene indotto a far cercare la preda proprio dove il fagiano viene gettato dove questo non “pedina”, cioè non cerca di sottrarsi al cacciatore percorrendo sentieri a lui noti: il fagiano non conosce l’ambiente per cui o si accovaccia dove meglio può fino a sentire il fiato del cane sul collo e vi si abbandona in una certa e frenetica agonia o “frulla” in cerca di una fuga inutile visto che due o tre doppiette sono già pronte con gli indici frementi in attesa di un momento tanto atteso quanto scontato. Bene!

Sapere poi che il cacciatore vedendo sollevarsi una femmina, pur avendo l’obbligo di sparare perché deve portarsi almeno tre”pezzi” a casa, sbaglia volutamente la mira perché spesso “caccia” non per acquisire cibo, bensì per farne dono a qualche amico a cui carpire un obbligo e regalare una femmina tristemente beige e di piccola taglia non corrisponde a quello che a lui sembra un dono che richieda riconoscenza o pagamento di un obbligo.

Perché questo excursus?

Perché una femmina di schnauzer alta 62 cm. non riceve lo stesso riconoscimento di un maschio di 70 cm, esattamente come la povera fagiana nei confronti di un maschio variopinto e con una coda importante tanto da poter fregiare i berretti di tanti cacciatori, almeno di quelli di un tempo. Oggi si vedono femmine di taglia simile al maschio, ma di simile al maschio hanno anche la mole e a volte i tratti del muso sembrano mascolini facendo loro perdere quella femminilità o comunque quella peculiarità che dovrebbe fare apprezzare una femmina perché “femmina”: evidentemente sono molti gli estimatori di Michelangelo che mostrava la donna muscolosa e mascolina e mi domando solo perché nel quotidiano questi uomini apprezzano la propria compagna specialmente se è molto femminile nell’estetica e nel carattere e molte donne apprezzano il maschio adeguatamente differente da loro dal punto di vista fisico anche se non vogliono rinunciare alla parità di gestione, in via di conquista, del loro rapporto, in effetti una femmina di schnauzer ha una posizione di tutto rispetto nei confronti del maschio, posizione che le nostre femmine non hanno ancora totalmente ottenuto nei nostri confronti, ma questa è un’altra questione nella quale non voglio inoltrarmi per non ferire alcuno, specialmente noi maschi.

…..dallo standard di razza: il pelo deve essere duro (così detto filo di ferro) e ben fitto, il mantello si compone di un sottopelo ben fitto e di un pelo di copertura (sufficientemente lungo da poterne valutare la qualità) duro e ben aderente, non deve essere né arricciato, né ondulato. Il pelo sugli arti tende ad essere meno duro. Il pelo è normalmente più corto sulla fronte e le orecchie. La barba, non troppo morbida, e le sopraciglia cespugliose che coprono leggermente gli occhi, sono una tipica caratteristica di razza.

Spesso ci si ritrova in esposizione al ring dove si giudicano i soggetti del gruppo 2 ed al momento in cui compaiono gli schnauzer un moto di meraviglia dovrebbe animare gli spettatori vedendo sfilare soggetti con un mantello svolazzante di considerevole lunghezza, ondulato e spesso innaturalmente nero….che ci si trovi ad osservare il ring sbagliato? Seguendo le indicazioni dello standard il pelo dovrebbe essere duro e ben aderente quindi è cambiato qualcosa? E’ decisamente cambiato qualcosa! Molti soggetti hanno un pelo ondulato e tenuto più lungo della lunghezza che consente al pelo di rimanere “ben aderente” come usualmente doveva essere presentato durante le esposizioni, il fatto è che si presenta il cane con questo pelo diverso perché non viene più curato un aspetto caratteristico della razza.

……dallo standard di razza:
DIFETTI
….Pelo troppo corto, troppo lungo, morbido, setoso…….

Quindi vengono giudicati cani con qualifica “Eccellente” con “CAC” e con “CACIB” pur con difetti che vengono descritti nello standard di razza: Tutto ciò che si discosta dalle caratteristiche sopra descritte è da considerarsi difetto che sarà penalizzato in funzione della sua gravità.

Vorrei far notare l’importanza del lavoro del nostro Club di razza rimanendo in argomento sul pelo: avevo accennato a peli innaturalmente neri ed è stata questa una questione trattata con cura e a fondo quando è stato stabilito il test per la verifica di assenza di prodotti chimici atti a colorare il pelo e solo superando questo test un risultato viene omologato, purtroppo questo intervento ha portato un numero inferiore di presenze sui ring, ma sono spariti i soggetti di proprietari truffaldini che, pur inanellando successi in manifestazioni senza controllo da parte del Club di razza o in Paesi stranieri, non possono più fregiarsi del titolo di Campione Italiano in quanto per ottenerlo occorre superare almeno due prove Speciali o Raduni di Razza e la Selezione dove ogni cane viene sottoposto a controlli e misurazioni atti a stabilire se il soggetto selezionato corrisponde alla tipicità di razza dove anche il pelo viene nuovamente testato valutandone la qualità ed il colore: questo importante cambiamento avvenuto già nel 2XXX potrebbe portare una controtendenza nella presenza in esposizione dove alcuni proprietari/allevatori, prima della importante innovazione, non presentavano i loro soggetti certi che i cani “contraffatti” avrebbero vinto ingiustamente, dopo quella data epocale potrebbero sentirsi maggiormente tutelati ritrovando fiducia nel corretto giudizio.

…..dallo standard di razza: ARTI ANTERIORI

visti di fronte gli arti anteriori sono solidi, diritti e non troppo vicini. Visti di profilo gli avambracci sono diritti Metacarpo: visto frontalmente deve essere verticale, nel profilo laterale si nota una lieve inclinazione, deve essere solido e muscoloso e leggermente elastico Piede anteriore:raccolto e rotondo, le dita sono ben arcuate (piede di gatto), i cuscinetti plantari sono forti e neri e le unghie sono forti e scure.

Leggendo quanto tratto ancora dallo standard di razza si possono ben immaginare come debbono essere le zampe anteriori di uno schnauzer, ma non è quello che spesso si osserva durante la presentazione di un cane, infatti le zampe anteriori sono “nascoste” da un eccesso di pelo che ne impedisce, a vista, di osservarne le caratteristiche, suppongo che il pelo mantenuto più lungo sul corpo serva a giustificare una zampa ben coperta quasi a ricordare la vecchia “zampa da elefante” che tanto andava di moda negli anni ’60 fra noi ragazzi di allora. il metacarpo verticale ed il piede raccolto rotondo con le dita ben arcuate, tanto da ricordare il “piede da gatto”, vengono quindi nascosti celando a volte un metacarpo non lievemente inclinato ma che posa quasi sul terreno facendo apparire un piede lungo e non raccolto, un mancinismo accentuato o ancorché lieve ma il tutto da comprendersi nelle parole citate dallo standard:

DIFETTI
Tutto ciò che si discosta dalle caratteristiche sopra descritte è da considerarsi difetto che sarà penalizzato in funzione della sua gravità Purtroppo questo mancinismo spesso nascosto a volte è ben rilevabile ma difficilmente causa giudizi adeguati. . E ancora:
….dallo standard di razza: ARTI POSTERIORI

visti di profilo gli arti posteriori sono inclinati, visti posteriormente sono paralleli e non troppo ravvicinati Ginocchio: ben diretto, mai rivolto verso l’esterno Garretto: molto ben angolato, robusto e fermo, mai deviato verso l’interno o l’esterno Metatarso: corto e perpendicolare al suolo.

Questa è un’ulteriore nota dolente: sempre con gli occhi rivolti verso il ring ed ai cani esposti, si vedono spesso cani di considerevole struttura e per questa premiati e vincenti non tenendo conto di come potrebbero o dovrebbero essere penalizzati a causa di una evidente postura vaccina degli arti posteriori maggiormente evidenziati nei movimenti durante i rituali giri di ring, lo svolazzare del pelo tenuto abbondante sul metatarso, per alterare una angolatura spesso fuori dallo standard, nasconde anche le deviazioni dall’asse dell’arto posteriore delle quali non se ne tiene conto privilegiando la mole.

Considerazione: è giusto dare una valutazione di “ECCELLENTE” al miglior cane presente e di onorarlo con attestati o trofei o è una politica migliore penalizzare i soggetti non idonei per stimolare il miglioramento della razza o chi guarda al mantenimento dello standard senza svilire il cane con “coperture” che ne nascondono i difetti?

Volendo chiudere questa esposizione di annotazioni che non parte da una visione soggettiva, ma che ognuno può constatare anche se non altamente qualificato, ed è questa la ragione che non mi fa sottolineare altri particolari che solo un esperto della razza può notare, faccio presente che mi viene spesso chiesto il motivo per cui si debba mandare allo sbaraglio cani e conduttori in un contesto che è viziato dalla leggerezza, dalla incompetenza o dalla malafede. La mia risposta, pur gravata da un senso di impotenza, fa riflettere sull’importanza della obbiettiva visione dei cani e di conseguenza considerati da occhi che vedono l’ovvietà senza far riferimento alla coppa della vittoria che spesso anche il vincitore ripone nella sua bacheca dei trofei lodandone lo splendore, ma evitando di berne il simbolico contenuto perché è consapevole del suo gusto molto amaro.